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Economia circolare: nuove norme in tema di rifiuti e discariche. Lo “stato dell’arte” a livello nazionale

Nell’anno in cui l’Europa insieme al Mondo intero è stata travolta e segnata dall’emergenza Covid-19, nel momento in cui l’Italia appariva concentrata unicamente sulla gestione di un’imminente “seconda ondata”, giungevano a compimento anche gli iter parlamentari volti all’approvazione di notevolissime riforme legislative in materia di rifiuti e discariche, le quali – forse, si spera – potranno segnare il vero passo in avanti dell’Italia verso una politica ambientale evoluta, circolare e soprattutto non minata da antagonismi e contrarietà spesso ideologiche.

 

Il 29 settembre 2020 è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 121/2020 recante “Attuazione della direttiva (UE) 2018/850, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti”, preceduto il 26 settembre 2020 dal Decreto Legislativo n. 116/2020Attuazione della direttiva (UE) 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e attuazione della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio”.

I Decreti costituiscono parte delle norme di attuazione adottate in esecuzione delle Direttive Europee nn. 2018/849, 2018/850, 2018/851, 2018/852 tutte pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 14 giugno 2018 per costituire ciò che poi è stato definito “pacchetto Economia Circolare”. Bisogna innanzitutto riconoscere la portata enorme delle norme appena approvate, poiché esse modificano atti cardine della legislazione ambientale con implicazioni non solo “investigative” ma soprattutto programmatiche per l’intero sistema italiano di gestione dei rifiuti. E questo accade mentre i negoziati per i fondi del settennato 2021-2017 sono in fase conclusiva e si aspetta la conferma del Recovery Plan.

Un punto-chiave del D.Lgs. n. 121/2020, che modifica il vigente D.Lgs. 36/2003 relativo alle discariche di rifiuti, risiede nell’imposizione di due vincoli piuttosto ambiziosi: il divieto, a partire dal 2030, di smaltimento in discarica “di tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, in  particolare  i rifiuti urbani, ad eccezione dei rifiuti per i quali il collocamento in discarica produca il miglior  risultato  ambientale” e l’obbligo che “entro il 2035 la quantità di rifiuti  urbani  collocati in discarica deve essere ridotta al 10 per cento, o a una percentuale inferiore, del totale in peso dei rifiuti urbani prodotti”.

Per comprendere qual è lo stato del sistema rifiuti in Italia bisogna riferire ai Rapporti ISPRA concernenti lo stato della produzione e della gestione dei rifiuti urbani e speciali, i quali rivelano un quadro nazionale prevedibilmente variegato per ciò che attiene al grado di preparazione rispetto ai vincoli imposti dal “pacchetto Economia Circolare”, sebbene si possa certamente affermare che esiste una necessità stringente per le Regioni di programmare l’utilizzo dei fondi europei 2021-2027 e del Recovery Plan al fine di giungere preparati al 2030, evitando così che l’Italia vada incontro a nuove e onerose procedure d’infrazione comunitarie.

Secondo i dati ISPRA nel 2018 in Italia sono state conferite in discarica circa 6,5 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, pari al 22% del totale in peso prodotto nel medesimo anno, avendosi tuttavia punte del 69% in Regione Sicilia o del 3% in Regione Campania.

I numeri non descrivono affatto una realtà pronta al cambiamento imposto dalle Direttive Europee poiché innanzitutto il dimezzamento del dato nazionale comporterebbe la ricerca di un destino diverso dalla discarica per oltre 3 milioni di rifiuti solidi urbani, mentre bisogna tenere in debito conto che dati percentuali come quello relativo alla Regione Campania non sono sempre dimostrazione di virtuosa autosufficienza poiché non tengono conto dei quantitativi di rifiuti annualmente inviati a smaltimento in paesi esteri; le norme del “pacchetto Economia Circolare”, riprese nel D.Lgs. 121/2020, impongono che il criterio di autosufficienza sia massimamente rispettato, comportando che i quantitativi di rifiuti esportati concorrano al calcolo dell’obiettivo di smaltimento in discarica entro il 10%.

A quanto detto bisogna aggiungere la quantità di rifiuti speciali annualmente conferiti in discarica che secondo ISPRA sommavano a circa 11,9 milioni di tonnellate nel 2018 e che, sempre secondo il D.Lgs. 121/2020, dovranno altresì trovare un destino diverso dal tombamento in discarica entro il 2030; il tutto mentre una nuova complicazione dello scenario è data dalla rivoluzione alle norme sui rifiuti operata dal D.Lgs. 116/2020, il quale statuisce l’assimilazione a rifiuti urbani (fra l’altro) di tutte le frazioni provenienti dalla raccolta differenziata delle attività commerciali.

In un’Italia già gravata dalle conseguenze economiche derivanti da procedure d’infrazione storiche e sentenze di condanna emesse per mancato rispetto delle Direttive Europee nn. 75/442/CEE, 91/689/CEE  e 1999/31/CE – ad oggi addirittura superate proprio dall’approvazione del “pacchetto Economia Circolare” – procedere verso il 2030 senza un’adeguata consapevolezza e preparazione rappresenterebbe un rischio inaccettabile, oltre che una perdita di opportunità nel superare carenze e debolezze strutturali in tema ambientale, le quali gravano sulle finanze, sulle possibilità di sviluppo sostenibile e sull’immagine del Paese.

Ritenere tuttavia che il superamento della discarica come destino ultimo dei rifiuti passi unicamente per l’incremento della raccolta differenziata costituirebbe un modo miope e riduttivo di affrontare il problema, poiché è di tutta evidenza che ogni processo di trattamento delle frazioni di rifiuto produce per sua natura degli scarti, i quali sono a loro volta rifiuti speciali che oggi non trovano destino differente dallo smaltimento in discarica; allo stesso modo si pensi alla depurazione dei reflui fognari di origine civile da cui inevitabilmente discende la produzione di fanghi, i quali pure rappresentano una delle aliquote principali di rifiuti speciali che non ha esito di valorizzazione per il recupero di materia o energia.

Dunque, non potendo invocare alcun concetto di “rifiuti zero” poiché ciò sarà sempre impossibile fintanto che non sarà smentita la Legge di Conservazione della Massa di Antoine-Laurent de Lavoisier (che pure resiste da 300 anni), appare opportuno che le Regioni si preparino all’integrazione nei propri futuri Piani di Gestione dei Rifiuti di impianti di riciclo e recupero di materia e energia dai rifiuti, poiché solo tale scelta può drasticamente ridurre i quantitativi inviati a smaltimento finale in discarica.

Si tratta di opere il cui dimensionamento e allocazione ha incontrato spesso resistenze e opposizioni non solo territoriali, ma anche politiche che ne hanno impedito la realizzazione, eppure il prossimo avvio del ciclo di fondi strutturali 2021-2027 rappresenta un’ultima imperdibile occasione affinché l’evoluzione verso l’economia circolare avvenga con condivisione e determinazione, superando le ideologie, le contrarietà e l’assenza di dialogo e fiducia fra istituzioni e cittadini che spesso hanno descritto l’andamento delle questioni ambientali in Italia. 

  1. Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 228 del 14 settembre 2020 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/09/14/20G00138/sg
  2. Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 226 del 11 settembre 2020 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/09/11/20G00135/sg
  3. Inoltre ai citati D.Lgs. 116/2020 e D.Lgs. 121/2020 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, e fanno parte delle norme di recepimento del “pacchetto economia circolare”, anche il D.Lgs. n. 118/2020 in attuazione degli artt. 2, 3 della Direttiva (UE) 2018/849 relativi a pile e accumulatori, e il D.Lgs. 119/2020 in attuazione dell’art. 1 della Direttiva (UE) 2018/849 relativo ai veicoli fuori uso.
  4. Rapporto ISPRA Rifiuti Solidi Urbani 2019, riferimento dati anno 2018 https://www.isprambiente.gov.it/files2019/pubblicazioni/rapporti/RapportoRifiutiUrbani_VersioneIntegralen313_2019_agg17_12_2019.pdf
  5. Rapporto ISPRA Rifiuti Speciali 2020, riferimento dati anno 2019 https://www.isprambiente.gov.it/files2020/pubblicazioni/rapporti/rapportorifiutispeciali_ed-2020_n-321_versioneintegrale_agg02_10_2020.pdf
  6. Nel 2018 l’Italia ha esportato rifiuti per 464.520 tonnellate – ISPRA.
  7. Secondo il Report di Analisi “Discariche non Conformi e Procedure di Infrazione Comunitaria a Carico dell’Italia” redatto da INVITALIA in Giugno 2020, le sentenze di condanna emesse in conseguenza delle procedure d’infrazione hanno comportato il pagamento di sanzioni per oltre 275 milioni di euro nell’arco temporale 2014 – 2019 e la cifra è destinata a aumentare poiché nessuna delle procedure d’infrazione è stata attualmente del tutto chiusa. https://reopenspl.invitalia.it/archivio-news/notizie/discariche-e-procedure-di-infrazione-ue—report-reopen-spl

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