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Lo sviluppo parte dalla formazione passando per il FESR

Lo sviluppo parte dalla formazione. Una possibilità per il Mezzogiorno che trova anche nel FESR un bacino di risorse per rispondere al fabbisogno delle imprese.

Il divario territoriale legato alle attività produttive ed allo sviluppo delle stesse è l’allarme che rende necessari investimenti mirati nel mezzogiorno. Tale divario potrebbe avere tra le cause il basso grado di formazione ed istruzione dell’operaio medio italiano che si traduce nella necessità di sviluppare competenze specifiche da mettere al servizio dell’impresa.  Infatti il Bel Paese conserva una percentuale più alta (15%) rispetto alla media Europea (11%) di giovani che abbandonano gli studi ed anche il conseguimento di un titolo di studio di istruzione terziaria non sembra l’ambizione primaria dei giovani nostrani (dati Istat). Questo indicatore, che pone l’Italia al di sotto della media europea, letto congiuntamente al poco utilizzo da parte delle PMI, soprattutto al sud, dei tirocini extracurriculari mostrano l’importanza di una azione strategica volta ad incrementare le competenze in ambito produttivo ed industriale in senso stretto.

Lo sviluppo delle competenze nell’ambito delle imprese quale sostegno per l’innovazione è un tema che si è fatto spazio nelle politiche di coesione e ha trovato pieno accoglimento nella Programmazione FESR 21-27. Una innovazione introdotta che legge in maniera realistica il fabbisogno del mondo imprenditoriale e punta l’attenzione su un legame noto ma che probabilmente, in maniera più o meno consapevole, è stato spesso sottovalutato.

Il Regolamento (UE) 2021/1058 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 giugno 2021, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e al Fondo di coesione (FC) all’art 3 comma 1 lett a) iv) in merito agli obiettivi specifici per il FESR e il Fondo di coesione recita:

“1. In conformità degli obiettivi strategici stabiliti all’articolo 5, paragrafo 1 del regolamento (UE) 2021/1060, il FESR sostiene gli obiettivi specifici seguenti:

  1. a) un’Europa più competitiva e intelligente attraverso la promozione di una trasformazione economica innovativa e intelligente e della connettività regionale alle TIC (OS 1), provvedendo a:

… iv) sviluppare le competenze per la specializzazione intelligente, la transizione industriale e l’imprenditorialità; …”

Nello specifico, poi, l’art. 5, che interessa l’ambito d’intervento del FESR, al punto 3 individua l’attività di formazione, l’apprendimento permanente, la riqualificazione e istruzione quale fondamentale contributo al perseguimento dell’OS1.

Facendo un focus sui PR, pubblicati ma ancora al vaglio della Commissione, le regioni del sud hanno sicuramente rintracciato in questa priorità una possibilità di sviluppo per l’economia locale e non è mancata l’intuizione relativa alla necessità di stringere il rapporto tra industria, l’università e il mondo della ricerca.

La Calabria ha previsto “aiuti alla formazione del personale delle PMI finalizzata allo sviluppo ed al rafforzamento delle competenze digitali (in sinergia con OS 1.4.1)”.

La Puglia ha puntato l’attenzione su “azioni di raccordo tra istruzione terziaria e sistema produttivo, anche attraverso gli ITS”.

In Campania “le tipologie di azioni individuate mirano a supportare, da una parte, le esigenze di re-skilling (aggiornamento delle competenze) e up-skilling (sviluppo di competenze aggiuntive che aiutano a rendere una persona più efficace e qualificata nel suo ruolo attuale) legate all’innovazione dei modelli di business e quelle di riqualificazione professionale, finalizzate a allineare le competenze alle richieste del mercato del lavoro e, dall’altra, intendono potenziare le iniziative finalizzate e all’acquisizione di competenze legate alla cittadinanza attiva, in particolare competenze digitali, competenze di base e soft skills”

A sostegno di tale settore il Governo Centrale con un budget di oltre 5,6 miliardi sosterrà gli investimenti per la transizione verde e digitale del paese, favorendo il dialogo tra imprese e mondo della ricerca attraverso il programma di Ricerca Innovazione e competitività per la transizione verde e digitale.

Quest’ultimo si innesta a valle di un periodo storico caratterizzato da un importante crisi economica e dalla diffusione dell’epidemia di Covid-19 con l’obiettivo di ridurre le distanze Sud/Centro-Nord investendo sugli elementi chiave del sistema produttivo italiano: l’innovazione, la digitalizzazione, la transizione ecologica, le competenze – in particolare nelle sette regioni meno sviluppate del Mezzogiorno.

Gli obiettivi di policy delineati dalla politica di coesione europea sono l’ OP 1 (Europa più competitiva e intelligente) e l’ OP 2 (Europa più resiliente e verde) ed è stata definita una governance interistituzionale, con il Ministero dello Sviluppo economico (MISE) in qualità di Autorità di Gestione (AdG) e il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e il Ministero della Transizione ecologica (MITE) entrambi in qualità di Organismi Intermedi (OI) responsabili per le parti di programma e interventi di diretta competenza istituzionale.

In tale contesto si innesta il progetto di assistenza tecnica comunitaria “Incentivare l’Investimento delle Imprese Italiane in Competenze”,  finanziato dalla DGREFORM della Commissione europea e realizzato da OSCE nell’ambito del Programma SRSP/TSI – Technical Support Instrument e per il quale Invitalia e il MiSE partecipano alle attività di coordinamento. Il progetto punta a definire, sviluppare e implementare politiche utili a favorire gli investimenti delle imprese nella formazione delle competenze legate all’innovazione con cui affrontare le sfide del futuro.

Sarà estremamente interessante osservare l’impatto di tali iniziative sul contesto in cui si svilupperanno nella speranza che vengano accolte con la stessa lungimiranza di chi le ha proposte.

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