Press "Enter" to skip to content

Quando l’output diviene input….

L’economia circolare richiede un cambio di paradigma fondamentale. A differenza del sistema definito lineare, infatti, che parte dalla materia e arriva al rifiuto, l’economia circolare è un’economia in cui i prodotti di oggi sono le risorse di domani, in cui il valore dei materiali impegnati nel sistema viene il più possibile mantenuto o recuperato, con conseguente minimizzazione degli scarti e dell’impatto ambientale.

La transizione verso un’economia circolare richiede quindi un cambiamento non solo strutturale, ma culturale, attraverso un profondo riesame dei modelli di produzione, distribuzione e consumo. Solo attraverso questo si potrà giungere all’abbandono dell’economia lineare ed al superamento dell’economia del riciclo con l’approdo all’economia circolare, passando per nuovi modelli di business che prevedono la trasformazione dei rifiuti in risorse ad alto valore aggiunto.

 

Quando nel 2015 la Commissione Europea ha adottato un Piano d’azione per contribuire ad accelerare la transizione dell’Europa verso un’economia circolare, ha definito 54 misure per “chiudere il cerchio” del ciclo di vita dei prodotti, ed ha individuato cinque settori prioritari per accelerare la transizione lungo la loro catena del valore (materie plastiche, rifiuti alimentari, materie prime essenziali, costruzione e demolizione, biomassa e materiali biologici). La transizione è sostenuta finanziariamente dai Fondi strutturali e di investimento europei, da Horizon 2020, dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e dal programma LIFE.

Il 4 luglio 2018 sono entrate in vigore e gli Stati membri dovranno recepirle entro il 5 luglio 2020, le quattro direttive del “pacchetto economia circolare”, pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 14 giugno 2018, che modificano 6 precedenti direttive su rifiuti (2008/98/Ce), imballaggi (1994/62/Ce), discariche (1999/31/Ce), rifiuti elettrici ed elettronici (2012/19/Ue), veicoli fuori uso (2000/53/Ce) e pile (2006/66/Ce). Le nuove direttive puntano a migliorare l’ambiente, con una riduzione media annua delle emissioni di 617 milioni di tonnellate di Co2 equivalente, con anche un impatto positivo sull’occupazione, con almeno 500 mila posti di lavoro in più. Infatti, l’economia circolare potrebbe fungere da volano all’economia dell’area euro favorendo una crescita del Pil fino al 7% in più entro il 2035.

Un’attenzione particolare della Commissione è destinata alla gestione dei rifiuti di plastica, in una delle proposte è indicato infatti, il divieto della plastica monouso entro il 2021 e si prevede che tutta la plastica diventi riciclabile entro il 2030. Ogni anno, i cittadini europei generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, tuttavia meno del 30% viene raccolto per il riciclaggio. “Con la nostra strategia stiamo gettando le basi per una nuova economia circolare della plastica, catalizzando gli investimenti verso quest’area”, afferma Jyrki Katainen, commissario europeo per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività. “Si tratta di una grande opportunità per l’industria europea per sviluppare una leadership globale nelle nuove tecnologie e nei nuovi materiali”.

Sulla base di ciò, e in linea con l’accordo di Parigi e con l’impegno per gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, la Commissione europea, nell’ambito della proposta di Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, ha proposto di fissare un target più ambizioso per l’integrazione del clima in tutti i programmi europei, con un 25% della spesa UE a favore degli obiettivi climatici.

Il maggiore “sforzo climatico”, sarà affidato alle politiche sull’integrazione regionale, l’energia, i trasporti, la ricerca e l’innovazione, l’agricoltura e gli aiuti allo sviluppo, al fine di rendere il budget UE un “motore di sostenibilità”. Rispetto al QFP 2014-2020, la spesa per il clima è in aumento di circa il 5% e va a coprire un quarto delle risorse messe a disposizione per il settennato 2021-2027. Sono diversi i programmi europei che avranno un ruolo cruciale nell’orientare gli investimenti verso la sostenibilità. A partire dalla Politica agricola comune (PAC), i cui finanziamenti, nella proposta della Commissione, subiranno una modesta riduzione, ad avere un ruolo determinante nella transizione verso un’economia a basse emissioni saranno anche altri programmi:

  • LIFE, in primis, il programma europeo dedicato all’ambiente, che potrà contare su 5,4 miliardi nel prossimo bilancio UE;
  • la Politica di Coesione, il cui budget si aggirerà intorno ai 273 miliardi che pure;
  • FP9, il prossimo programma quadro per la ricerca e l’innovazione e successore di Horizon 2020, che potrà contare di 97,6 miliardi di euro;
  • gli strumenti finanziari come InvestEU, volti ad orientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili.

Stando a un recente rapporto sull’economia circolare pubblicato dalla società di consulenza Material Economics di Stoccolma, un’economia più circolare può ridurre drasticamente le emissioni dell’industria pesante. In uno scenario ambizioso, si potrebbero evitare, entro il 2050, 296 milioni di tonnellate di CO2 all’anno nell’Ue, su un totale di 530 tonnellate. Oltre a circa 3,6 miliardi di tonnellate all’anno a livello mondiale. Le sole misure focalizzate sulla domanda, conclude la relazione, potrebbero portare l’Europa oltre metà strada verso l’obiettivo di “zero emissioni” per l’industria dell’Ue….Cit. articolo di Dave Keating apparso sull’ultimo numero di WE – World Energy, in edicola dal 20 novembre con il Foglio.

In questo scenario qual è la posizione dell’Italia?

Il Rapporto sull’economia circolare in Italia 2019, pubblicato dal Circular Economy Network (CEN) e da ENEA, individua 10 proposte per l’economia circolare in Italia: 1. diffondere la conoscenza, 2. elaborare una strategia nazionale, 3. migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare, 4. promuovere la bioeconomia rigenerativa, 5. estendere l’economia circolare negli appalti pubblici, 6. promuovere l’iniziativa delle città, 7. recepire le direttive in materia, 8. attivare un efficace end of waste, 9. sssicurare infrastrutture necessarie, 10. estendere l’economia circolare al commercio on line.

E’ auspicabile che la prossima programmazione 2021-2027, tenga conto di queste proposte.

 

Factsheet QFP 2021-2027 su sostenibilità e cambiamenti climatici

Comments are closed.