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Con l’accordo sul riparto dei fondi FEASR la macchina dei finanziamenti per l’agricoltura si rimette in moto

All’indomani delle elezioni europee del 2019 fu subito evidente che i tempi di riorganizzazione della politica comunitaria non sarebbero stati adeguati a garantire il normale avvicendamento della PAC, la cui nuova edizione avrebbe dovuto decollare a gennaio del 2021. Fu quindi deciso di prorogare la politica agricola vigente, inizialmente di un anno e poi, complice anche l’impatto determinato dalla pandemia, di due anni ampliando quindi la durata del periodo di programmazione 2014-2020 fino al 31 dicembre 2022.

La soluzione adottata, sancita dal regolamento “transitorio” Reg 2220_2020, ha significato il prolungamento in vigore di altri due anni dei programmi di sviluppo rurale (PSR) utilizzando a tale scopo sia risorse finanziarie della nuova programmazione sia ulteriori risorse rese disponibili dal fondo NGEU. Per l’agricoltura italiana, questa soluzione è stata accompagnata da una dotazione finanziaria pari a 2.998,50 milioni di euro di risorse FEASR “nuova programmazione” (da sommare ai cofinanziamenti nazioni) ai quali si sono aggiunti circa 910,6 milioni di euro di risorse FEASR NGEU (per i quali l’Italia ha scelto di non erogare il proprio cofinanziamento nazionale).

A fronte di una dotazione finanziaria nazionale certa, la ripartizione di tali risorse tra le regioni e le provincie autonome ha acceso un duro confronto che si è consumato in Conferenza Stato-Regioni e che ha richiesto l’intervento del Ministro per arrivare ad una soluzione il più possibile condivisa.

La questione è sorta all’indomani della proposta di rimodulare le regole che erano state utilizzate in passato per distribuire le risorse FEASR a livello nazionale, introducendo un nuovo algoritmo per la determinazione dell’indice di riparto. Infatti, la Conferenza delle regioni aveva già sancito a fine 2014 che al termine della programmazione tali criteri, risalenti alla programmazione dello sviluppo rurale 2000-2006, sarebbero stati rivisti, tuttavia senza poter prevedere il prolungamento del biennio transitorio per il quale, quindi, non esisteva alcun accordo preliminare.

Le simulazioni eseguite sulla base dell’algoritmo proposto hanno evidenziato che la sua applicazione avrebbe determinato uno spostamento di risorse dalle regioni del sud a vantaggio di quelle del nord, principalmente a seguito dell’introduzione del parametro della PLV agricola che non era mai stato utilizzato in precedenza.

Attraverso la modifica proposta, si era formato un blocco delle regioni del centro-nord (Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto, Provincia autonoma di Bolzano e Provincia autonoma di Trento) che rivendicava la necessità di disporre di maggiori risorse a supporto di un sistema agricolo fortemente competitivo e in grado di generare un elevato valore aggiunto. Per contro il blocco delle regioni del sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia con l’aggiunta dell’Umbria) riteneva la proposta foriera di un ulteriore distanziamento tra zone con diverse dinamiche di sviluppo piuttosto che di riallineamento, con effetto contrario al principio generale di coesione al quale tutti i fondi comunitari dovrebbero propendere.

Un primo tentativo di mediazione, presentato a marzo dal neo-ministro Patuanelli, ha proposto un’introduzione progressiva dei nuovi criteri di riparto attraverso l’adozione per il 70% del criterio storico e per il 30% dei nuovi criteri per il 2021 e di proporzioni invertite, quindi 30% criterio storico e 70% nuovi criteri, per il 2022. La soluzione proposta, tuttavia, non è stata ritenuta congrua dal gruppo delle regioni del sud e su questa base si è avviata una interlocuzione con il MIPAAF che ha portato alla soluzione approvata il 17 giugno scorso dal Consiglio dei ministri.

Tale soluzione è stabilita da un decreto legge (vedi comunicato stampa MIPAAF) che istituisce un Fondo compensativo a favore delle Regioni e delle Provincie Autonome per il riequilibrio finanziario tra i territori regionali a seguito del riparto delle risorse relative al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per il biennio 2021 e 2022. Il Fondo porta in dote circa 92 milioni di euro quale quota di finanziamento nazionale che vengono distribuiti tra le regioni che hanno subìto una decurtazione di risorse a seguito dell’applicazione dei nuovi criteri.

TAB. 1 – Ripartizione delle risorse del fondo compensativo

Questi ultimi vengono applicati con una modalità diversa rispetto alla prima proposta ministeriale, prevedendo ora una soluzione che applica nel 2021 il 90% dei criteri storici e il 10% dei nuovi criteri e nel 2022 il 70% di criteri storici e il 30% di nuovi criteri.

La chiusura del cerchio sulla ripartizione delle risorse consentirà ora alle regioni e alle provincie autonome di completare il processo di revisione dei rispettivi PSR in modo da adattarli all’estensione della loro operatività nel biennio 2021-2022. Una volta completata la revisione, che necessariamente comporterà anche la definizione dei rispettivi piani finanziari e l’allocazione delle nuove risorse disponibili, gli stessi PSR dovranno essere inviati in Commissione europea per la loro validazione; solo allora diventeranno pienamente operativi e potranno essere pubblicati i nuovi bandi per finanziare lo sviluppo rurale.

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