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Sulla scia del Green Deal: il restyling della politica di concorrenza

Con l’approvazione del Green Deal Europeo, la Commissione ha fissato una road map che si prefigge di trasformare l’UE in una “società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva”. L’obiettivo ambizioso è quello di rendere l’Europa al 2050 il primo continente climaticamente neutro. Un obiettivo divenuto ancor più attuale nel contesto della pandemia di coronavirus per la quale la Commissione europea ha proposto un importante piano per la ripresa europea per contribuire a rimediare ai danni economici e sociali causati dalla pandemia e a rilanciare la ripresa europea attraverso la transizione verde e digitale.

La portata di questa rivoluzione verde è tale da coinvolgere integralmente la politica economica europea, motivo per cui anche la politica di concorrenza è stata chiamata a dare il suo contributo a sostegno del Green Deal.

Infatti, le norme in materia di aiuti di Stato possono contribuire alla promozione degli assi portanti del Green Deal (decarbonizzazione, efficienza energetica, mobilità sostenibile, economia circolare, obiettivo “inquinamento zero”), ma non senza una ristrutturazione dell’architettura regolamentare per evitare che gli investimenti “verdi” si traducano in inefficaci “greenwashing”.

Da qui nasce il percorso di aggiornamento delle norme sugli aiuti di Stato, antitrust e concentrazioni, per aiutare le industrie ad alta intensità energetica a far fronte ai prezzi più elevati dell’elettricità e che privilegiano, attraverso la concessione di aiuti, solo le industrie che sostengono il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio o che puntano all’efficienza energetica, alla protezione ambientale e transizione ecologica.

E’ con questo spirito che la Commissione, come è sua abitudine fare, ha lanciato un invito a presentare contributi e raccogliere le idee e le proposte tra gli esperti in materia di concorrenza, i rappresentanti del mondo accademico e delle imprese, i gruppi ambientalisti e le organizzazioni dei consumatori. Si tratta di uno step successivo della consultazione pubblica sulla revisione mirata del regolamento generale di esenzione per categoria avviato nel contesto della crisi pandemica già lo scorso giugno.

L’obiettivo è raccogliere contributi che saranno discussi in una conferenza che verrà organizzata all’inizio del prossimo anno[1].

La consultazione, attualmente in corso e che si concluderà il prossimo 20 novembre, si concentra su alcuni aspetti strategici tesi a rendere la politica di concorrenza più green.

  • Norme in materia di aiuti. Gran parte degli aiuti di Stato che vengono concessi già sostengono investimenti a favore dell’ambiente e dell’energia più pulita. Il confronto e il dibattito puntano ad innovare la modalità di spesa affinché gli aiuti possano contribuire nel modo migliore possibile al conseguimento degli obiettivi del Green Deal. Stanno maturando anche aspettative tali da introdurre un approccio selettivo nella valutazione delle imprese che generano impatti ambientali negativi, da ampliare il portafoglio delle misure di aiuto a favore dell’ambiente o da prevedere aiuti a condizioni più agevoli per i progetti rispettosi dell’ambiente, rispetto ai progetti comparabili che non apportano gli stessi benefici attraverso “bonus verde”. Proprio rispetto al bonus verde i meccanismi di valutazione potrebbero essere rimessi in discussione per introdurre i criteri di sostenibilità previsti dal nuovo sistema UE di classificazione delle attività ecosostenibili[2].
  • Norme antitrust. Contrastando i comportamenti restrittivi che limitano l’utilizzo o lo sviluppo di tecnologie pulite o l’accesso alle infrastrutture essenziali, le norme antitrust contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. Ma quello che la Commissione vuole ottenere è la rimozione di tutti gli ostacoli agli accordi tra le imprese relativi alle norme capaci di produrre significativi effetti positivi, come lo sviluppo di prodotti migliori e migliori condizioni di fornitura. Individuare nuove forme di cooperazioni tra imprese capaci di sostenere gli obiettivi del Green Deal senza incorrere nel rischio di violazione delle norme antitrust dell’UE.
  • Controllo delle concentrazioni. Ad essere messo in discussione è il rischio che le concentrazioni di imprese, pregiudicando la concorrenza, compromettono la ricerca delle imprese di soluzioni innovative e sostenibili per i prodotti o i processi produttivi. In questo senso la Commissione auspica un dibattito tale da creare un’innovazione normativa, attraverso il controllo delle concentrazioni, capaci di sostenere, tutelare e incoraggiare l’innovazione e permettere alle imprese di sviluppare tecnologie e prodotti migliorati in termini di sostenibilità o di protezione dell’ambiente. Un aspetto interessante della consultazione tale da preservare e potenziare la capacità innovativa delle imprese.

L’impatto di questo confronto porterà ad un’evoluzione delle norme della politica di concorrenza colmando i fallimenti e le carenze del mercato attraverso strumenti calibrati e capaci di raggiungere obiettivi di interesse comune minimizzando i possibili effetti distorsivi. In tale ottica, aspettiamoci quindi nuove categorie di esenzioni capaci di realizzare il Green Deal Europeo, come ad esempio l’efficienza energetica, la mobilità elettrica, le Infrastrutture elettriche (smart grid e accumulatori), la qualità dell’aria, l’economia circolare e i rifiuti, e migliorate condizioni di contesto normativo capaci di favorire l’attuazione della politica di concorrenza ispirata agli obiettivi del Green Deal.

[1] https://ec.europa.eu/competition/consultations/2020_gber/index_en.html

[2]  Regolamento sulla classificazione UE delle attività ecosostenibili (regolamento (UE) 2020/852 del 18 giugno 2020, GU L 198 del 22.6.2020) che istituisce un sistema UE di classificazione che favorisce gli investimenti sostenibili

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