Press "Enter" to skip to content

L’innovazione nel sistema produttivo italiano: “Rapporto Innovazione Italia 2021”

“Chi innova cresce”. Così si apre il 1° “Rapporto Innovazione Italia 2021” di Assoconsult curato dal Centro Studi Confindustria con il contributo di ISTAT. Uno studio che si colloca perfettamente nel periodo storico che stiamo vivendo di grandi trasformazioni, a cui la pandemia da Covid-19 ha dato un forte impulso. Un report che fornisce una fotografia, a poco prima dell’inizio della pandemia, dello stato attuale dell’innovazione delle imprese italiane, sempre più orientate ad investimenti dal punto di vista tecnologico.

Andando nel dettaglio gli investimenti in innovazione presi in considerazione in questo rapporto sono quattro:

1. Acquisto di nuovi macchinari, attrezzature, hardware;
2. Ricerca e sviluppo (R&S), realizzata in proprio o commissionata a terzi;
3. Acquisto di licenze, software e database;
4. Formazione del personale per progetti d’innovazione.

Per quanto riguarda la spesa per macchinari, attrezzature, R&S, software e banche dati il sistema produttivo italiano si caratterizza per un’elevata propensione ad investire in innovazione, posizionandosi, tra le principali economie europee, dietro solo alla Francia.

Se scomponiamo questo fattore e consideriamo separatamente gli investimenti in macchinari e attrezzature, quelli in R&S e quelli in software e banche dati, allora viene fuori la vera peculiarità del modello d’innovazione italiano. Infatti l’Italia è al primo posto per gli investimenti in macchinari e attrezzature, grazie anche agli incentivi del Governo, mentre per quanto riguarda la tendenza ad investire in R&S e in software e banche dati si colloca al terzo posto rispetto ai principali partner europei.

Partendo dai dati raccolti dall’Istat con l’ultimo Censimento sulle imprese del 2019, il Rapporto Innovazione Italia 2021 fa una mappa delle scelte d’investimento (acquisto di macchinari, attrezzature, hardware, di spese per attività di R&S, per licenze, software e database) fatte dalle imprese italiane con 10 addetti nell’ambito di progetti di innovazione intrapresi nel triennio 2016-2018.

L’analisi dei dati conferma una buona propensione del sistema produttivo italiano ad investire in innovazione ed il forte peso degli investimenti in capitale tangibile (macchinari, attrezzature, hardware).

Infatti il 67,6% del totale delle imprese innovative fa investimenti di questo tipo, con il 48,4% che ne fa uso per l’acquisto di licenze, software e database, il 44,2% per la spesa in R&S ed il 35,7% per le spese per la formazione del personale. Gli investimenti in capitale tangibile sono predominanti nelle imprese manifatturiere ed in quelle che operano nel settore del commercio all’ingrosso. Invece l’investimento intangibile in licenze e software viene molto più utilizzato nel comparto dell’energia, dei servizi ICT e della finanza. L’attività di R&S ha un ruolo importante nel macro-comparto della chimica e del settore ICT e, in misura inferiore all’interno del macro-comparto della meccanica. Infine, l’attività di investimento in capitale umano appare relativamente contenuta in tutti i comparti, ad eccezione del settore finanziario- assicurativo, in cui tale voce di investimento risulta addirittura più utilizzata degli investimenti in capitale tangibile e in software e licenze.

Il Rapporto Innovazione Italia 2021 mostra anche come la propensione all’innovazione e la complessità delle strategie innovative siano strettamente collegate alla dimensione dell’azienda. Infatti i progetti innovativi più complessi si realizzano maggiormente nelle aziende di grandi dimensioni. Anche dal punto di vista dell’innovazione tecnologica nelle aziende viene fuori il divario tra Nord e Sud Italia.

Sostanzialmente sono le aziende del nord che tendono maggiormente ad avviare progetti innovativi.

L’analisi dei dati relativi alle strategie innovative delle imprese italiane rileva come l’innovazione favorisca la duplice transizione digitale ed ecologica. Sotto questo punto di vista è bene sottolineare che, a prescindere dagli investimenti in innovazione, nelle aziende italiane sono ampiamente diffuse “pratiche” a favore della sostenibilità ambientale, orientate a ridurre l’impatto sull’ambiente delle proprie attività.

Infine il Rapporto Innovazione Italia 2021 pone l’accento su come l’innovazione abbia favorito il recupero del fatturato post-lockwdown. Infatti tra le imprese innovatrici è stata maggiore la capacità di recupero dei volumi di affari nella seconda metà del 2020. La percentuale di quelle che ha registrato variazioni positive dei ricavi nel periodo giugno-ottobre 2020 è stata superiore rispetto alle imprese non innovatrici di circa 5 punti ed è stata massima nelle imprese che, prima dello scoppio della pandemia, avevano fatto investimenti in strategie d’innovazione più complesse.

Nel complesso il Rapporto Innovazione Italia 2021 evidenzia come sia necessario per il sistema produttivo italiano avviare percorsi innovativi più articolati, che siano in grado di affiancare al tradizionale canale di investimento in beni tangibili una maggiore valorizzazione di quelli intangibili. A tal fine bisognerà aumentare la qualità delle competenze tecniche e manageriali detenute dalle imprese del nostro Paese. Il che sarò possibile anche grazie al PNRR, il piano di investimenti che rappresenta un’opportunità unica di trasformazione del sistema produttivo del nostro Paese.

Be First to Comment

Lascia un commento